I Problemi della Pedagogia

Primo Semestre 2024
Sommario

Massimo Baldacci

Il saggio ripercorre la vicenda del modello democratico nella scuola italiana dal secondo dopoguerra. Tale modello è stato inizialmente ostacolato, per essere poi parzialmente realizzato negli anni ’60 e ’70. Successivamente esso è stato progressivamente indebolito dall’affermarsi del neoliberismo e della meritocrazia dagli anni ’80 in poi. Il concetto di merito, nato con intenti progressisti, è diventato uno strumento per giustificare le disuguaglianze. Viene argomentato che una scuola democratica dovrebbe garantire una relativa uguaglianza dei risultati educativi. A questo scopo, occorre contrastare le disuguaglianze socioeconomiche e valorizzare l’apprendimento di tutti gli studenti, indipendentemente dalle loro origini sociali.

The paper traces the history of the democratic model in Italian schools since the post World War II. This model was initially hindered, only to be partially realised in the 1960s and 1970s. Subsequently, it was progressively weakened by the rise of neo-liberalism and meritocracy from the 1980s onwards. The concept of merit, born with progressive intentions, has become a tool to justify inequalities. It is argued that a democratic school should guarantee relative equality of educational achievement. To this end, socio-economic inequalities should be combated and the learning of all students should be valued, regardless of their social background.

Flavio Brescianini

L’educazione alla cittadinanza è espressa sempre più nei termini di promozione delle competenze di cittadinanza. A fronte della diffusione di questo concetto, se ne riscontra un utilizzo eterogeneo che spesso si riflette in una confusione terminologica. Questo rende più complessa la traduzione delle competenze di cittadinanza in pratiche di promozione della cittadinanza nei contesti educativi. La diffusione di quadri di riferimento – in letteratura grigia e scientifica – agevola l’individuazione di definizioni operative utili per superare queste problematiche. Nel presente contributo viene presentata una breve rassegna dei quadri di riferimento che, nell’attuale dibattito sulle competenze di cittadinanza, contribuiscono in misura maggiore alla definizione e alla diffusione delle stesse. In particolare, si prendono in esame i framework attraverso la comparazione dei loro assunti teorici, delle loro finalità, dei loro ambiti di applicazione e degli strumenti che ne supportano l’adozione. Dall’analisi emerge come alcuni quadri di riferimento possano essere considerati più adatti all’implementazione nei contesti educativi europei. In particolare, il Reference Framework of Competences for Democratic Culture del Consiglio d’Europa propone una concezione di competenza pedagogicamente fondata che può essere adottata dal livello delle politiche a quello delle pratiche educative al fine di promuovere l’educazione alla cittadinanza attiva e democratica nello spazio europeo.

Citizenship education is increasingly framed in terms of promoting citizenship skills. While this concept is widespread, its use is often heterogeneous, leading to terminological confusion. This complexity makes it difficult to translate citizenship competences into educational practice. The dissemination of reference frameworks – both in grey and scientific literature – helps to identify operational definitions that can overcome these challenges. This paper presents a brief review of the reference frameworks that significantly shape the current debate on citizenship competences. The frameworks are analyzed by comparing their theoretical assumptions, aims, fields of application, and the tools that support their adoption. The analysis reveals that certain frameworks are more suitable for implementation in European educational contexts. In particular, the Council of Europe’s Reference Framework of Competences for Democratic Culture offers a pedagogically grounded conception of competence that can be applied from policy levels to educational practices, thereby promoting education for active and democratic citizenship in Europe.

Vasco D'Agnese

Il lavoro intende analizzare il concetto e la prassi della democrazia partendo dalla tematizzazione deweyana e dal lavoro di Hannah Arendt, ponendoli in relazione con lo sviluppo del tema educativo in Maxine Green. In particolare ci si soffermerà sul tema deweyano della democrazia come pura relazionalità e apertura radicale alla costruzione di significati inediti, connettendolo alle questioni della natalità e della «togetherness», così come sono state individuate dalla Arendt. Tanto in Dewey quanto nella Arendt, infatti, la democrazia è una prassi sempre in costruzione, sempre via di definizione, fondata innanzitutto sulla pluralità – come afferma la Arendt, «la pluralità è la legge della Terra». L’obiettivo è mostrare come questo interplay possa dare linfa a un’idea di scuola come spazio privilegiato per la sperimentazione della forma democratica, intesa come pura potenzialità di sviluppo, nella quale, sotto la guida dei docenti, lo spazio di ciò che Maxine Greene ha definito «the not-yet» possa emergere. In quest’ottica l’obiettivo della scuola rispetto alla democrazia è insegnare a «guardare alle cose come se potessero essere sempre poste in altro modo», antidoto essenziale contro le forme di populismo e la restrizione degli spazi democratici che società civile e scuola stanno attualmente sperimentando in Italia e parte dell’Europa.

The paper aims at describing the question – and the praxis – of democracy drawing from Dewey, Arendt and Greene. Particularly, the paper analyses Deweyan question of democracy as connectedness and radical openness towards new meanings, connecting such concepts to Arendtian questions of natality and togetherness. Both in Dewey and Arendt democracy is a praxis always in the making, built up on plurality – as Arendt states, «plurality is the law of the earth». Such a comparison, when linked to Maxine Greene idea of education as «the not-yet» pushes toward a concept – and a practice – of schooling as pure experimentation. Such a practice is, in turn, the best antidote to populism.

Domenico Francesco Antonio Elia

Il contributo intende riflettere sulla necessità di ripensare l’educazione scientifica nell’ordinamento scolastico italiano, nella convinzione che rappresenti uno dei capisaldi della convivenza democratica degli Stati contemporanei. L’insegnamento delle discipline scientifiche nella scuola, infatti, non sembra contribuire attivamente all’educazione delle nuove generazioni, perché viene attribuita scarsa attenzione alle regole di base della scienza che permettono di comprendere se una scoperta è credibile o meno. L’effetto negativo di questo approccio al metodo scientifico si riversa nella proliferazione delle fake-news, aumentate in seguito alla pandemia provocata dal Covid-19, i cui meccanismi costruttivi restano così sconosciuti agli studenti. Si rende necessario, pertanto, insistere sul migliorare il livello dell’alfabetizzazione scientifica italiana, pena il rischio di lasciare i cittadini in balia delle teorie antiscientifiche diffuse dal Web.

This article aims to reflect on the need to rethink science education in the Italian school system, claiming that it represents one of the cornerstones of democratic coexistence in contemporary societies. The teaching of scientific subjects in schools actually contributes little to the education of the new generations because teaching underestimates how scientific knowledge is produced, and so makes it difficult to understand the reliability of a discovery. The negative effect of this approach to the scientific method spills over into the proliferation of fake news, which has increased in the wake of the COVID-19 pandemic, and whose mechanisms remain unknown to students. It is therefore necessary to insist on improving the level of scientific literacy in Italy, otherwise, we risk leaving citizens at the mercy of anti-scientific theories spread by the Web.

Francesco Fabbro, Giuseppe Sellari, Grazia Terrone

La via italiana all’Inclusive Education ha generato un salto di paradigma culturale, sociale e pedagogico che vede oggi coinvolti i vari interpreti della comunità scolastica nella promozione delle migliori e pari opportunità di benessere e di educazione democratica di ogni discente. Sebbene la Legge 17/1999 abbia esteso il diritto allo studio agli studenti con disabilità anche in ambito universitario, a oggi risultano ancora pochi gli studi empirici volti a indagare se e come tale diritto sia sostenuto attraverso una didattica inclusiva. L’articolo presenta i risultati di un’indagine esplorativa sulla percezione dei docenti universitari rispetto all’educazione inclusiva al fine di riflettere sullo stato della didattica nell’Alta Formazione. Lo studio, di natura quantitativa, ha visto la somministrazione di un questionario online a 53 docenti dell’Università di Roma Tor Vergata afferenti alla Macroarea di Scienze. L’indagine ha consentito di misurare il livello di efficacia e inclusività della didattica dei docenti attraverso la scala TEIP (Teacher Efficacy for Inclusive Practices), nonché di rilevare i loro atteggiamenti e preoccupazioni verso l’inclusione per mezzo della scala SACIE-R (Sentiments, Attitudes, and Concerns about Inclusive Education Revised). La discussione dei risultati dello studio riflette sulle potenzialità e i limiti di questo tipo di indagine nell’informare la progettazione di percorsi formativi sulla didattica inclusiva rivolti ai docenti universitari.

The Italian way to Inclusive Education has brought a cultural, social and pedagogical paradigm shift, which now involves the various interpreters of the school community in promoting the best and equal opportunities for the well-being and democratic education of each learner. Although Law 17/1999 has extended the right to study to students with disabilities, including the university context, there are still few empirical studies aimed at investigating whether and how this right is supported through inclusive teaching. The article presents the results of an exploratory survey of university lecturers’ perceptions of disability to reflect on the state of teaching in higher education. The quantitative study involved the administration of an online questionnaire to 53 lecturers at the University of Rome Tor Vergata, belonging to the Science Macro area. The survey measured the teachers’ level of teaching efficacy and inclusiveness through the TEIP (Teacher Efficacy for Inclusive Practices) scale, as well as their attitudes and concerns towards inclusion through the SACIE-R (Sentiments, Attitudes, and Concerns about Inclusive Education Revised) scale. Results’ discussion reflects on the potential and limitations of this type of survey to inform the design of inclusive education courses addressing academic lecturers.

Massimiliano Fiorucci, Veronica Riccardi, Lisa Stillo

Storicamente l’educazione e la democrazia sono state considerate processi situati fortemente interconnessi tra loro attraverso una relazione di vicendevolezza e reciprocità, in grado di costituirsi come subsostanziali per la costruzione per tutti e tutte di una reale partecipazione alla società civile e dell’esercizio di una cittadinanza attiva. Le crescenti disuguaglianze sul piano globale, della povertà, delle guerre e della complessità impone oggi, però, da un lato di mettere in discussione le criticità riscontrate anche sul piano educativo e formativo, e dall’altro di saper valorizzare e promuovere forme di reale esercizio di cittadinanza attiva e partecipazione, ispirata all’educazione ai diritti umani e all’equità, in una prospettiva fortemente radicata sulla cultura di pace e sulla convivenza tra persone e popoli. A tal proposito il presente contributo vuole porre l’attenzione sulla necessità di valorizzare forme di attivazione partecipata e di democratizzazione dei contesti, recuperando l’intuizione di Alexander Langer di costituire i Corpi Civili di Pace, dando visibilità, e quindi vivibilità, alla pace e al rispetto dell’alterità a partire dalla società civile e da ognuno dei suoi componenti. Si propone dunque un focus su come educare alla cittadinanza globale e alla pace, a partire da esperienze vive ed attuali in cui democrazia, educazione e partecipazione prendono ‘corpo’.

Historically, education and democracy have been considered strongly interconnected situated processes through a relationship of mutuality and reciprocity capable of constituting themselves as sub-substantial in order to construct real participation in civil society and the exercise of active citizenship for everyone. However, nowadays, the growing inequalities on a global level, of poverty, of wars, and of the mondial complexity require some deep reflections: on the one hand, it is necessary to question on the educational and training criticalities level, and on the other hand, it is important to know how to valorize and promote forms of real exercise of active citizenship and participation, inspired by education to human rights and equity, in a perspective strongly interconnected to the culture of peace and to the coexistence between people. In this regard, this paper deals to the need to valorize forms of participatory activation and democratization of contexts, recovering Alexander Langer’s intuition of constituting civil bodies of peace, giving visibility, and therefore liveability, to peace and respect for otherness, starting from civil society and each of its components. A focus is therefore proposed on how to educate to global citizenship and peace, starting from living and current experiences in which democracy, education and participation take ‘body’.

Giulia Franchi, Elena Zizioli

Il contributo riflette sul rapporto tra cittadinanza globale e locale e sulle forme di partecipazione nate ‘dal basso”, eleggendo Lampedusa a cantiere pedagogico. L’isola, infatti, terra di sbarchi e di produzione di retoriche e di immaginari sulla migrazione, in questi anni è stata anche laboratorio di nuove pratiche inclusive proprio grazie all’utilizzo delle storie, specie quelle di sole immagini. Le democrazie hanno infatti bisogno di ‘immaginazione narrativa’, soprattutto sul confine, per smontare le posture securitarie e decostruire i confini immateriali che insidiosamente alimentano le paure dell’altro. Grazie alla biblioteca promossa dall’organizzazione internazionale IBBY (International Board on Book for Young people), si è offerto un primo rifugio a bambine e bambini e si sono dilatati i confini, costruendo ponti e compiendo gesti di incontro e accoglienza, come nei progetti ‘Books on board’ e ‘No border books’ che riaffermano il diritto di vivere un’infanzia sicura e felice.

The contribution reflects on the relationship between global and local citizenship and on the forms of participation born ‘from below’, electing Lampedusa as a pedagogical workshop. The island, in fact, land of landings and production of rhetoric and imagery on migration, in recent years has also been a laboratory of new inclusive practices thanks to the use of stories, especially those of images alone. Indeed, democracies need ‘narrative imagination’, particularly on the border, to dismantle securitarian postures and deconstruct the intangible frontiers that insidiously feed fears of the Other. Thanks to the library promoted by the international organization IBBY (International Board on Book for Young people), a first refuge was offered to girls and boys and borders were expanded, building bridges and making gestures of encounter and welcome, as in the ‘Books on board’ and ‘No border books’ projects that reaffirm the right to live a safe and happy childhood.

Emanuele Golino

La società multiculturale in cui viviamo conduce alla riflessione in merito a quanto essenziale sia ripensare la didattica delle nostre scuole in una prospettiva interculturale. Attraverso la figura del maestro Giovanni Piazza (1892-1979), ricostruita mediante interviste e fonti inedite, si intendono restituire notizie in ordine alla pratica didattica interculturale ed educativa delle scuole italo-arabe presso cui egli prestò servizio. L’incontro tra culture, fulcro centrale di queste istituzioni scolastiche, rappresenta il primo tentativo atto alla creazione di ambienti di apprendimento multiculturali, antesignani, nelle metodologie, di quelle che oggi sono le nostre scuole orientate a Linee Guida e Protocolli interculturali. A partire dall’inedito sillabario ‘Dai campi alla scuola’, la cui copertina evidenzia una spinta alla mediazione culturale raffigurando il Corano, la Bibbia e la Stella di Davide, è possibile leggere il profilo didattico del maestro che dall’anno scolastico 1921-22, assunse l’incarico di insegnante e direttore nelle scuole italo-arabe della Tripolitania, con sede a Tagiura, Zuara e Tripoli.

The multicultural society in which we live leads to reflect on the importance to rethink the teaching methods of our schools with an intercultural perspective. Through the figure of Giovanni Piazza (1892- 1979), reconstructed through interviews and unpublished sources, the author wants to provide information regarding the intercultural teaching practices of the Italo-Arab schools where Piazza worked. The encounter between cultures, that was the central focus of these educational institutions, represents the first attempt to create multicultural learning environments, forerunners in their methodologies of today’s schools oriented towards Intercultural Guidelines and Protocols. Starting from the unpublished primer “From the Fields to the School,” whose cover highlights an interpretation oriented towards cultural mediation by depicting the Quran, the Bible, and the Star of David, it is possible to discern the educational profile of the teacher who, from the 1921-22 school year, was teacher and director in the Italo-Arab schools of Tripolitania, based in Tajura, Zuara, and Tripoli.

Orsola Iermano

ll saggio analizza la relazione tra educazione e politica nella pedagogia democratica di John Dewey, alla luce della dura analisi della contemporaneità formulata da Henry Giroux. Come messo in evidenza dal pedagogista americano/canadese, in questo periodo di crisi dei valori democratici c’è bisogno di riscoprire la natura politica dell’educazione, enfatizzata nell’opera di Dewey. L’autrice si concentra quindi sulla stretta corrispondenza tra agire educativo e agire politico nella prospettiva deweyana in cui lo scopo principale dell’educazione è la democratizzazione di abitudini e istituzioni.

The essay analyzes the relation between education and politics in John Dewey’s democratic pedagogy, in light of Henry Giroux’s hard analisys of the contemporaneity. As the American/Canadian pedagogist pointed out, in this time of crisis of democratic values there is a need to recover the political nature of education, that was enphasised in Dewey’s work. Therefore the Author focuses on the close correspondence between educational and political praxis in deweyan perspective in which the main purpose of education is the democratization of habits and institutions.

Viviana La Rosa

Sono molte le sfide che la società contemporanea pone alla pedagogia: non solo appare ormai irrinunciabile la riflessione intorno all’essere e al restare umano in un tempo caratterizzato da guerre e da esistenze sempre più ibride e connettive, ma altresì diviene urgente ridisegnare in prospettiva pedagogica le occasioni di partecipazione democratica alla vita collettiva, non di rado ostaggio di ‘fiammate populiste’ e disimpegno civile. In questa prospettiva, il saggio intende esplorare il nesso cultura-cittadinanza- processi formativi non solo come terreno di lavoro cruciale nell’offrire una lettura dell’educazione e dell’educabilità nel tempo presente, ma anche come spazio di attivazione di una rete di significati, esplorazioni, ricerche che, nel proporre un compromesso tra una apologia dell’esistente (sempre in agguato, ricorda Adorno), istanze emancipative, e contrasto alla distruzione dell’esperienza, possano autenticamente offrire occasioni di contrasto al civic disengagement e di promozione di processi di coesione democratica. Prospettiva privilegiata d’analisi sarà quella che vede nell’educazione alla lettura e nell’esperienza stessa del contatto con i libri un’opportunità elettiva in vista dell’esercizio dei diritti e della promozione di processi partecipativi, nel radicato convincimento che l’immersione nelle storie possa essere occasione cruciale per costruire l’alfabeto emotivo e cognitivo di uomini e donne, bambini e bambine, creando le premesse per favorire processi partecipativi e contrastare il disimpegno civile.

There are many challenges that contemporary society poses to pedagogy: not only does reflection around being and remaining human in a time characterized by wars and increasingly hybrid and connective existences now seem inescapable, but it also becomes urgent to redesign in a pedagogical perspective the opportunities for democratic participation in collective life, not infrequently hostage to “populist flare-ups” and civic disengagement. In this perspective, the essay intends to explore the culture-citizenship-educational processes nexus not only as a crucial terrain in offering a reading of education and educability in the present time, but also as a space for activating a network of meanings, explorations, and research that, in proposing a compromise between an apology of the existing (always lurking, Adorno reminds us), emancipatory instances, and countering the destruction of experience, can authentically offer opportunities to counter civic disengagement and promote processes of democratic cohesion. Privileged perspective of analysis will be the one that sees in reading education and in the very experience of contact with books an elective opportunity in view of the exercise of rights and the promotion of participatory processes, in the deep-rooted belief that immersion in stories can be a crucial opportunity to build the emotional and cognitive alphabet of men and women, boys and girls, creating the conditions to foster participatory processes and counter civic disengagement.

Antonio Luzón, Guadalupe Francia

Questo articolo affronta e analizza le politiche di equità e cittadinanza globale da una prospettiva teorica, considerando l’equità come principio democratico per eccellenza e principio di giustizia sociale. L’Agenda 2030, promossa dalle Nazioni Unite, presenta l’equità nell’educazione come uno degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile. L’equità educativa è quindi considerata un bene comune fondamentale per lo sviluppo di una cittadinanza sostenibile basata su un concetto di democrazia globale e di giustizia tridimensionale, secondo i contributi della filosofa americana Nancy Fraser. Tuttavia, spetta agli Stati nazionali garantire un’istruzione equa e di qualità per tutti i cittadini, nonostante la sua complessità, le sue difficoltà e le sue sfide, non solo a livello locale, ma anche su scala globale. Questa sfida implica considerare l’equità come la spina dorsale di un insieme di sinergie e politiche orientate alla democratizzazione e all’attenzione alla diversità, basate su una concezione dei commons (vita in comune) e dei commons (beni comuni), che considera l’equità educativa come un obiettivo da sviluppare nel processo di implementazione di politiche orientate sia alla vita in comune che ai beni comuni.

This article addresses and analyses equity and global citizenship policies from a theoretical perspective, considering equity as a principle of democracy par excellence and a principle of social justice. The 2030 Agenda promoted by the United Nations introduces equity in education as one of the goals for sustainable development. Educational equity is thus considered a fundamental common good for the development of sustainable citizenship based on a conception of global democracy and three-dimensional justice, according to the contributions of the American philosopher Nancy Fraser. However, it is up to nation states to guarantee equitable quality education for all citizens, despite its complexity, difficulties and challenges, not only at the local level, but also at the global level. This challenge implies considering equity as the backbone of a set of synergies and policies oriented towards democratization and respect for diversity, based on a conception of the commons and the commoning, which considers educational equity as an objective to be developed in the process of implementing policies oriented both the commons and the commoning.

Pompeo Fabio Mancini

Il fenomeni della globalizzazione e delle migrazioni hanno mutato l’idea di cittadinanza legata all’appartenenza e all’identità nazionale considerandola un processo sociale ed educativo multidimensionale in cui l’identità passa attraverso l’integrazione delle appartenenze. Ne consegue che il senso di appartenenza richiesta dall’attuale contesto globale esige di non rinunciare alle identità culturali, ma di vivere un’identità integrata e integrativa capace di affrontare il pluralismo culturale come risorsa, opportunità e valore superando la paura dell’altro mediante un’educazione democratica partecipativa non solo multiculturale ma interculturale. Non è un caso che il Consiglio d’Europa sostiene che la cittadinanza globale sia una particolare forma di cittadinanza identitaria in quanto fa riferimento ai valori universali e ai diritti umani e che per questo richiede un’educazione in sintonia con le esigenze e con i bisogni di una società postmoderna che accetta la sfida educativa ‘glocale’. In questo contesto appare chiaro l’obiettivo del Consiglio d’Europa che ha orientato i suoi interessi verso un progetto europeo di Education for Democratic Citizenship in cui si persegue la concezione partecipativa della cittadinanza, unitamente agli studi internazionali di J. J. Cogan e R. Derricott che hanno elaborato un modello di cittadinanza che dovrà perseguire alcuni obiettivi quali: approccio ai problemi in qualità di membri di una società globale; assunzione di responsabilità; comprensione e apprezzamento delle differenze culturali; pensiero critico; disponibilità alla soluzione non violenta dei conflitti; cambiamento di stile di vita per la difesa dell’ambiente; sensibilità verso i diritti umani; partecipazione a livello locale, nazionale e internazionale.

The phenomena of globalization and migration have changed the idea of citizenship related to belonging and national identity by considering it a multidimensional social and educational process in which identity pass through the integration of belongings. It follows that the sense of belonging required by the current global context demands not to give up cultural identities, but to live an integrated and integrative identity capable of dealing with cultural pluralism as a resource, opportunity and value by overcoming the fear of the other through participatory democratic education that is not only multicultural but intercultural. It is no coincidence that the Council of Europe argues that global citizenship is a particular form of identity-citizenship insofar as it refers to universal values and human rights and therefore requires education in tune with the demands and needs of a postmodern society that accepts the ‘glocal’ educational challenge. In this context, the objective of the Council of Europe, which has directed its interests toward a European project of in which the participatory conception of citizenship is pursued, appears clear, together with the international studies of J. J. Cogan and R. Derricott, who have elaborated a model of citizenship that will have to persepect certain objectives such as: approaching problems as members of a global society; taking responsibility; understanding and appreciation of cultural differences; critical thinking; willingness to non-violent conflict resolution; lifestyle change for environmental advocacy; sensitivity to human rights; participation at local, national and international levels.

Alessandra Mussi, Valeria Cotza, Luisa Zecca, Chiara Bove

Le raccomandazioni europee e le indicazioni ministeriali italiane considerano lo sviluppo delle competenze chiave di cittadinanza come un obiettivo cruciale delle istituzioni scolastiche, intese come potenziali hub di giustizia sociale, convivenza democratica e cittadinanza attiva. La crescita della percentuale di studenti in condizioni di svantaggio socioculturale e dispersione scolastica mina il raggiungimento di tale obiettivo colpendo, in particolare, ragazzi figli di famiglie con background linguistici e culturali diversificati alle spalle. Molti studenti con background migratorio, pur nascendo in Italia, hanno meno opportunità dei loro coetanei italiani di sviluppare competenze che consentano loro di partecipare attivamente alla società, favorendo forme di ‘integrazione subalterna’. A partire dal progetto Reinventare la cittadinanza. Percorsi di capacitazione di reti e gruppi sociali nel quartiere di San Siro, illustreremo la eco formativa di due interventi pilota di prevenzione di fenomeni di esclusione sociale e dispersione scolastica che hanno coinvolto studenti, famiglie e insegnanti di un Istituto secondario milanese. La costruzione di ‘Cantieri di dialogo’ intergenerazionale mediati dai linguaggi artistici e di esperienze di ‘Peer tutoring’ offre alcune indicazioni metodologiche interessanti per ampliare la riflessione su come promuovere esperienze di democrazia partecipativa a scuola a partire dall’ascolto dei desideri, delle aspirazioni e dei bisogni dei ragazzi.

European recommendations and Italian Ministry of Education guidelines consider the development of key citizenship competencies as a crucial goal for educational institutions, seen as potential hubs of social justice, democratic coexistence and active citizenship. The increasing percentage of students with sociocultural disadvantage and in school dropout status undermines the achievement of this goal. The situation particularly affects children from families with diverse linguistic and cultural backgrounds. Many students with migratory backgrounds, despite being born in Italy, have fewer opportunities than their Italian peers to develop skills for active participation in society, fostering forms of ‘downward assimilation’. Starting from the project Reinventing citizenship. Paths of capacitation of networks and social groups in San Siro neighborhood, we will illustrate the formative echo of two pilot-interventions to prevent phenomena of social exclusion and school dropout that involved students, families and teachers of a secondary school. The construction of intergenerational ‘Dialogue yards’ mediated by artistic languages and ‘Peer tutoring’ experiences offers some methodological insights to broaden the reflection on how to promote experiences of participatory democracy at school starting from listening to the desires, aspirations and needs of boys and girls.

Isabella Pescarmona, Valerio Ferrero

Questo saggio si concentra sulla necessità di generare forme di cittadinanza e partecipazione democratiche, superando meccanismi di esclusione e disuguaglianze. Occorre leggere pedagogicamente i territori per ragionare nell’ottica di una co-progettazione tra scuola ed enti delle comunità attraverso percorsi creativi in sinergia con spazi non formali e informali che includano gli alunni come attori politici in grado di esercitare diritti e doveri. In tal senso, la scuola può assumere un ruolo educativo e politico per costruire comunità plurali, a partire dalle esigenze e prospettive degli alunni, coltivando un ethos democratico, orientato al pluralismo, alla partecipazione politica, al bene comune, attraverso percorsi di engagement dei piccoli per affrontare con loro le questioni emergenti nei territori da loro vissuti.

This essay focus on the need to create democratic forms of citizenship and participation and to overcome mechanisms of exclusion and inequality. Reading pedagogically the territories is necessary in order to think in terms of co-designing between schools and community institutions through creative synergic ways with non-formal and informal spaces that involve students as political actors who can exercise rights and duties. Therefore, the school can take on a pedagogical and political role to build plural communities based on students’ needs and perspectives, by cultivating a democratic ethos oriented towards pluralism, political participation and the common good through paths of children engagement to address with them emerging issues in the territories they experience in.

Maria Ratotti, Elisabetta Biffi

La crescente complessità delle società contemporanee vede un costante incremento delle sfide educative che, come ben testimoniato dalle politiche di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, vanno intese in ottica interdisciplinare e intergenerazionale. In tale contesto, per poter essere parte attiva dei processi decisionali come previsto dalle strutture democratiche, nella formazione dei cittadini divengono sempre più importanti quelle competenze trasversali che consentono loro di comprendere la realtà e interrogarla criticamente. A questo scopo, svolgono un ruolo centrale le istituzioni educative, fra cui l’università, che non solo è luogo di alta formazione, ma è anche presidio di innovazione e ricerca scientifica. Il presente contributo si interroga, dunque, sul ruolo che l’università pubblica può svolgere - nella prospettiva della sua Terza Missione - nell’avvicinare le giovani generazioni ai processi di costruzione del sapere e di fronteggiamento delle sopra citate sfide. A partire da una prospettiva che vede la riflessione pedagogica interrogarsi criticamente sui processi formativi della cittadinanza democratica e sul loro contributo per la giustizia sociale, si propone una riflessione teoretica

The growing complexity of contemporary societies presents constant educational challenges which, as evidenced by the sustainable development policies of the 2030 Agenda, must be addressed from an interdisciplinary and intergenerational perspective. In this context, to be active participants in decision-making processes as envisioned by democratic structures, it is increasingly important for citizens to develop transversal skills that enable them to understand and critically engage with reality. Educational institutions, including universities, play a central role in this process. Universities are not only places of higher education but also centers of innovation and scientific research. Starting from a perspective that involves pedagogical reflection critically questioning the educational processes underlying democratic citizenship and their contribution to social justice, this paper proposes a theoretical and methodological reflection. It focuses on the university as a resource for new generations to engage with the processes of knowledge construction from a democratic perspective, fostering the understanding of the world and active involvement that have always been fundamental to democratic societies.

Agnese Rosati, Edoardo Renzi

L’articolo propone una correlazione fra povertà invisibile e democrazia. L’analisi concettuale dei termini permette di descrivere le condizioni che possono pregiudicare la partecipazione attiva e l’inclusione sociale da parte di coloro che, per ragioni culturali piuttosto che economiche, sono incapaci di documentarsi, di leggere, di saper fare domande. La povertà invisibile, accentuata nella società dell’informazione, amplifica gli effetti della disinformazione e trova terreno fertile per un’esclusione multidimensionale delle persone. Bias cognitivi e un inadeguato livello di pensiero critico generano a loro modo indifferenza e disorientamento nella vita sociale e relazionale dei cittadini, con una ricaduta negativa in termini di diritti e democrazia. Saper leggere un’informazione e documentarsi è oggi un diritto da acquisire e un’esigenza per esercitare la propria libertà nelle scelte e nelle azioni. Alla luce di queste considerazioni ci si chiede quanto educazione e istruzione possano contribuire alla realizzazione di una società democratica nella quale ad ogni persona siano riconosciuti e protetti i diritti politici e sociali.

The article offers a correlation between invisible poverty and democracy. The conceptual analysis of the terms makes it possible to describe the conditions that can undermine active participation and social inclusion on the part of those who, for cultural rather than economic reasons, are incapable of documenting themselves, of reading, of knowing how to ask questions. Invisible poverty, accentuated in the information society, amplifies the effects of disinformation and finds fertile ground for multidimensional exclusion of people. Cognitive biases and an inadequate level of critical thinking generate in their own way indifference and disorientation in the social and relational life of citizens, with a negative impact in terms of rights and democracy. Knowing how to read information and document oneself is today a right to be acquired and a requirement for exercising one’s freedom in choices and actions. In the light of these considerations, one wonders how much education and instruction can contribute to the realisation of a democratic society in which every person’s political and social rights are recognised and protected.

Angela Spinelli

Nell’attuale assetto socio-politico ed economico la scuola italiana sta affrontando sfide complesse a cui da sola non riesce più a far fronte. La continuità dei processi di apprendimento per tutto l’arco della vita e in situazioni non formali e informali sta emergendo come un’opzione necessaria per contribuire alla crescita delle soggettività, ma anche al mantenimento di quei necessari corpi intermedi che ne permettono lo sviluppo e che nell’art. 2 della Costituzione sono definiti formazioni sociali. L’articolo esamina, anche attraverso l’analisi di alcuni case study, il contributo che le organizzazioni di Terzo settore, e in particolare di volontariato organizzato, apportano per la crescita del senso di comunità, di partecipazione e solidarietà concorrendo alla promozione delle competenze di cittadinanza. In questo quadro non saranno taciute le grandi contraddizioni e tensioni che si muovono al suo interno. La prima, riguarda il confronto con le forti pulsioni individualistiche che promuovono forme di partecipazione sporadica e non organizzata, sulla scia di condizioni emotive tanto potenti quanto passeggere. La seconda, affronta il rapporto esistente tra le spinte educative e quelle economiche, che riguardano il tema delle competenze. Elemento, questo, che chiama in causa le policies nazionali ed europee che le assumono come riferimento. Sulla base di queste coordinate, che si muovono tra visioni diverse del processo partecipativo, si gioca il ruolo della formazione e della sua attitudine democratica nel contesto dell’apprendimento permanente.

In the current socio-political and economic framework, the Italian school is facing complex challenges that it cannot face alone. The continuity of lifelong learning processes and in non-formal and informal situations is emerging as a necessary option to contribute to the growth of subjectivities, but also to the maintenance of those necessary intermediate bodies that enable their development and that in Article 2 of the Constitution are defined as social formations. The article examines, also through the analysis of some case studies, the contribution that Third Sector organisations, and in particular organised volunteering, make to the growth of a sense of community, participation and solidarity by contributing to the promotion of citizenship skills. The great contradictions and tensions that move within it will also be considered. The first, concerns the confrontation with strong individualistic drives that promote sporadic and unorganised forms of participation, in the wake of emotional conditions as powerful as they are transient. The second, addresses the relationship existing between educational and economic drives, which concern the issue of skills. This is an element that calls into question the national and European policies that take them as a reference. On the basis of these coordinates, which move between different visions of the participatory process, the role of training and its democratic attitude in the context of lifelong learning is played out.

Hanno collaborato a questo numero de «I Problemi della Pedagogia»:
A. BALDACCI, E. BIFFI, C. BOVE, F. BRESCIANINI, V. COTZA, V. D’AGNESE, D.F.A. ELIA, F. FABBRO, V. FERRERO, G. FRANCHI, G. FRANCIA, M. FIORUCCI, E. GOLINO, O. IERMANO, V. LA ROSA, A. LUZÓN, P. F. MANCINI, A. MUSSI, I. PESCARMONA, A. ROSATI, M. RATOTTI, E. RENZI, V. RICCARDI, G. SELLARI, A. SPINELLI, L. STILLO, G. TERRONE, L. ZECCA, E. ZIZIOLI